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Perché mi fanno male le articolazioni quando piove?

Uno dei problemi più comuni tra i nostri pazienti con dolori cronici è il maltempo, che sembra peggiorare le loro condizioni. Esistono ragioni biologiche per questo fenomeno o è solo una credenza popolare che si tramanda da generazioni? 

Non smettete di credere: Il fattore incontrollabile

Le persone parlano da centinaia di anni di come riescono a sentire le variazioni del tempo nelle loro articolazioni. Probabilmente la prima volta che ne avete sentito parlare era da vostra nonna, o un altro parente con i dolori dell’artrite che aumentavano quando pioveva. Magari li avete sentiti dire che sentono la pioggia nelle ossa.

Ippocrate, il padre della medicina, fu il primo a notare i cambiamenti nello stato di salute di una persona ancora nel 400 a.C. Eppure, da allora tutti gli studi a riguardo non hanno portato alcuna soluzione. Alcuni studi dimostrano che i pazienti riescono a percepire la differenza del tempo, altrettanti dimostrano il contrario.

È difficile studiare questo effetto a causa dell’impatto del sistema di credenza sul dolore. Quando gli esseri umani credono fermamente in una cosa, può cambiare drasticamente la loro percezione del mondo. Questo viene notato negli studi di scienza del dolore ogni volta, e rende le ricerche molto difficili e complicate.

A parte chiudere le persone in una scatola e nasconderle dal brutto o dal bel tempo, è molto difficile trovare una soluzione per capire come questo può influenzare gli esseri umani con certezza.

Gli studi sugli animali lasciano degli indizi

Se il sistema di credenze può influenzare gli esseri umani, i nostri amici pelosi possono aiutarci in questo campo.

Gli scienziati credono che la pressione nell’aria (pressione barometrica) è ciò che permette alle persone di sentire dolore quando cambia il tempo atmosferico. Quando arrivano i temporali, la pressione comincia a calare. La teoria spiega che mentre cala la pressione dell’aria, diminuisce anche la quantità di pressione sulle articolazioni: questo porta le articolazioni e i tessuti morbidi ad espandersi e irritare le terminazioni nervose, procurando così dolore.

Gli scienziati hanno testato questa idea sui porcellini d’india e i ratti. Hanno posto animali con particolare predisposizione al dolore in due ambienti. Un gruppo aveva pressione dell’aria normale, mentre l’altro si trovava in un ambiente con pressione diminuita artificialmente.

Hanno scoperto che gli animali in ambienti a bassa pressione dimostravano comportamenti di dolore rispetto agli altri.

Tutto questo è importante perché non si può convincere un animale che la bassa pressione dell’aria gli farà provare maggiore dolore. È invece una relazione di cause-effetto.

Quindi? Ha senso?

Quindi sappiamo che percepire i cambi di tempo atmosferico quando si hanno condizioni di dolore cronico è una cosa vera per quanto riguarda gli animali, ma succede anche a noi? Ha senso? La verità è che non abbiamo ancora idea di quale meccanismo causa questo tipo di dolore, quindi non possiamo sapere se possiamo prevederlo o curarlo.

Danno ai tessuti vs percezione del dolore

Le condizioni più comuni associate al tempo atmosferico sono l’osteoartrite, i mal di testa e la fibromialgia. La cosa importante da notare è che il dolore associato a queste tre condizioni non dipende da un eventuale danno ai tessuti. Cosa significa?

Significa che il livello di dolore associato a queste condizioni non è legato alla quantità di danno nel corpo. Con una caviglia storta, un muscolo strappato o un osso rotto, c’è un danno ai tessuti che fa partire una serie di segnali per provocare dolore. È una relazione molto lineare.

Con la degenerazione delle articolazioni, il dolore si può sentire come no. Con i mal di testa e la fibromialgia, non deve esserci per forza di cose danno ai tessuti per causare il dolore.

Non è un modo per dire che il dolore non esiste, significa solo che non c’è una reale fonte di dolore nel corpo. Il problema ha a che vedere con il modo in cui il cervello processa il dolore. Il cervello ha un controllo del volume del dolore percepito. Può alzare la percezione in certe situazioni e abbassarla in altre. I pazienti con dolore cronico hanno la percezione alta in ogni momento.

Non è una questione di crederci o meno. Anche se è un fattore importante nel puzzle, altre componeneti sono:

  • l’ossigenazione del cervello
  • gli ormoni nel sangue
  • l’infiammazione globale
  • il movimento delle articolazioni, specialmente nella colonna vertebrale

Ecco perché il dolore non è un fenomeno fisico. A tutti è capitato di trovarsi in situazioni in cui ci si è fatti male, ma il dolore fisico è arrivato solo dopo qualche tempo. Questo accade frequentemente dopo incidenti o colpi, quando schizza l’adrenalina o bisogna fuggire da una situazione pericolosa.

Si viene colpiti, il cuore comincia a battere forte, l’adrenalina scorre nelle vene e non si nota alcun dolore se non ore dopo in cui gli ormoni lasciano il flusso sanguigno.

La percezione del dolore è malleabile

Questo porta ad una buona e una cattiva notizia.

La cattiva notizia è che per molti casi non ci sarà una lesione trattabile che genera il dolore cronico che si percepisce.

La buona notizia è che se i livelli di dolore sono malleabili significa che ci sono cose diverse che si possono fare per abbassare il volume del dolore percepito. Azioni come meditare, fare esercizio e terapia cognitiva possono permettere di cambiare l’esperienza con il dolore e mantenere il controllo su quello che si prova a livello fisico.

Ed è proprio questo uno dei primi meccanismi innescati dalla correzione dell’atlante in persone che soffrono di mal di testa, artrite e fibromialgia. Non andiamo a riparare tessuti danneggiati o a sistemare parti non funzionanti del corpo, ma creiamo un ambiente sano per una funzione neurologica salutare.

Quando la struttura della testa e del collo viene interrotta, vengono a diminuire due cose:

  1. la quantità di sangue al cervello
  2. gli input meccanici al cervello

Entrambi questi fattori portano il cervello ad essere più sensibile ai segnali di dolore. Quando la colonna vertebrale si muove meglio e la circolazione sanguigna viene ristorata, si notano non solo i miglioramenti nel dolore percepito quando cambia il tempo atmosferico, ma anche una resilienza migliorata e un maggiore controllo sui dolori cronici. 

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